Sola, ma pur sempre con te: romanzo d’esordio dell’autrice romana Alessia Arati

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Domenica 29 novembre, presso il locale Akbar di Roma, ha

avuto luogo la presentazione del romanzo d’esordio di Alessia AratiSola, ma pur sempre con te“, Edizioni Albatros Il Filo.

Attraverso una storia autobiografica incentrata sul ruolo dei sentimenti e sull’importanza che ricoprono nel processo di maturazione dell’essere umano, si è parlato di viaggi dell’incoscio e d’amore, in controtendenza rispetto a un orientamento collettivo sempre più rivolto a una diseducazione affettiva.

Un romanzo psicologico e intimistico, con forti richiami ad una certa narrativa dei primi anni del secolo scorso.

Incontriamo l’autrice Alessia Arati che ci parla del suo libro, ma anche del suo concetto di vita, dei sentimenti e delle emozioni.

D: In un momento in cui gli scaffali delle librerie sono invase da storie d’amore estremo, dove l’erotismo è proposto nella sua forma più forte e voyeuristica, oppure dove i protagonisti si legano a creature pericolose (vedi le paranormal novel), tu parli di un ragazzo e una ragazza che semplicemente s’innamorano e tragicamente si separano. Come consideri la tua opera, un lavoro controcorrente, un sasso nello stagno?

R: Sicuramente la mia opera è controcorrente, un ritorno alle orgini. Le storie d’amore classiche hanno sempre una trama osteggiata e tormentata, ad iniziare dalle favole che sono le prime che abbiamo imparato a conoscere. Ogni storia nasce da una mente che la pensa, ogni storia nasce da un’anima che l’ha vissuta, in parte o totalmente. La verità scavalca la finzione e diventa a tratti più inverosimile di quella. Il destino ha trame a noi sconosciute, prove che come in una saga epica i protagonisti devono superare per affermare il loro diritto ad amare. Un ragazzo e una ragazza s’ incontrano, si incuriosiscono e vivono una storia semplice fatta di dettagli, di piccole e grandi sfide quotidiane, di condivisioni. Sostengono la tesi più paranormale che ci possa essere, la naturalità e l’autonomia di un sentimento che germoglia dove vuole e non dove deve o è meglio che sia. Ma la verità di amare presuppone un processo evolutivo che ha come apice la verità con se stessi, la perdita del controllo, il coraggio di viverlo e non tutti sono disposti o possono farlo. I limiti ci fanno arenare su un porto tranquillo, sicuro, ma forse non giusto. La scelta è di essere una voce fuori dal coro o di seguire il direttore d’orchestra. Anche il vento nelle notti d’estate sembra in dissonanza con tutto il resto, ma lui canta la sua melodia, non sia mai detto che ciò che non è gradito all’ udito non sia incredibilmente bello. L’amore vero è la posizione più estrema che si possa assumere.

 

D: Qual è stato il momento in cui hai capito che potevi trasformare la semplice passione per scrittura in un progetto concreto?

R: La passione ha come fine ultimo la sua messa in atto. Non posso pensare a passioni che non si sfidano con il senso della realtà e restano invece appese in un limbo da cui non ne usciranno mai sconfitte, ma neanche vincenti. Quello che penso, quello che dico, come lo esprimo, non era destinato a rimanere sepolto in uno scrigno dentro me, circoscrivendosi nell’ attimo di intimità da cui scaturiva. Le parole, come un ariete, trasgredendo se stesse e promuovendone altre, avrebbero creato un varco, dove liberamente potevano muoversi da una parte all’ altra, ciò che era stato pensato per uno, poteva diventare comune a molti. La verità libera, un’ anima svelata è un’anima in grado di arrivare ovunque voglia, facendo scattare tutte le serrature. Le combinazioni? Non ci sono mai state, nessuno ha mai pensato solo di entrare.
D: A proposito di passioni, quali sono quelle che secondo te nella vita meritano di essere coltivate?
R: Ogni cosa che ” ci appassiona” nella vita merita di essere coltivata e approfondita. Non c’è niente di peggio del non sapere come sarebbe potuta andare. Quello è un peso che mi auguro nessuno si porti dietro. Le convenzioni possono corrompere molto più dei desideri. Sono per mia natura portata a guardare dentro le inclinazioni o quelle pulsioni che ci possono spingere in una determinata direzione, certa oltremodo che non debbano essere dettate da moda, capriccio, vizio ma da una richiesta profonda. Chi non si fa domande o non si mette in discussione si ascolta poco, ma per esperienza so che tutto ciò che si accantona prima o poi rivendica il suo spazio. E’ sempre meglio prima, che aspettare un poi che quando arriva potrebbe non essere più opinabile. Diceva qualcuno “Non vorrei arrivare in punto di morte e accorgermi di essermi lasciato qualcosa da fare…”.

D: Il tuo libro parte dall’elaborazione di un lutto che mano a mano porta alla consapevolezza di una rinascita. Un viaggio a ritroso, una scelta elaborata. Quale messaggio vuoi che rimanga ai lettori? 

R: Che la vita si rinnova sempre e niente è mai perso davvero. Siamo noi che ci imponiamo la fine di qualcosa, perchè nessuno ci può privare di quello di cui non ci priviamo da soli. Non è il tempo a determinare l’importanza di un rapporto, di qualsiasi natura si tratti, nè a darci la misura di chi sia realmente qualcuno. Ci sono passaggi che durano da una vita e hanno sempre un sapore di incompiuto, di praticità.. si può stazionare su un piano formale per quanto dettagliato,senza arrivare a sfiorare nemmeno per un secondo quel nucleo più nascosto dove hanno origine i moti più ostici, più delicati, più contraddetti, più puri di noi. Non è il tempo nè le idee condivise che ci spingeranno oltre, ma la sensibiltà con cui ci accosteremo al vissuto dell’ altro. E questa non è una scelta arbitraria ma un istinto, un’ empatia che si instaura dal primissimo momento… e secondo me… ancora da prima.

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