Stefano Carboni racconta il suo romanzo “Il paradosso del calabrone”: da sceneggiatore a killer il passo è breve…

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Incontriamo Stefano Carboni, l’autore  de “Il paradosso del calabrone”, romanzo edito da Memori, che questa estate ha susciato la curiosità di molti, sia per tematica sia per stile narrativo. Stefano è autore, sceneggiatore e comunicatore, insomma uno che con le parole ci sa fare. Stessa cosa possiamo affermare per il protagonista del suo libro, sceneggiatore a sua volta, che compie una drastica quanto inaspettata metamorfosi che lo trasforma in un killer. Ma un killer che ha le sue motivazioni. Scopriamole.

D: Cominciamo col parlare del protagonista del tuo romanzo. Luca Magrini, un uomo come tanti, ma solo in apparenza, o solo fino ad un certo punto. Moglie, figli, un lavoro da sceneggiatore, poi la svolta improvvisa e ci ritroviamo di fronte ad uno spietato serial killer, con pretese di far fuori coloro che, a suo giudizio, non meritano di vivere, vere e proprie “Merde umane”, esseri odiosi e violenti. Raccontaci come hai costruito il personaggio, lo consideri un antieroe? 
R: Direi che è difficile definire Magrini. Certo, a giudicare dalle reazioni di coloro che hanno letto finora il romanzo, verrebbe da pensare a una sorta di giustiziere, un uomo mosso da profondi ideali. E in effetti Magrini ha dei principi solidissimi, basati sul rispetto e l’educazione; ma certo non possiamo dimenticare che, alla fine dei giochi, è un assassino, un uomo che si macchia del più terribile dei delitti, l’omicidio. Detto questo, non so se quella del personaggio Magrini possa essere definita una vera e propria “costruzione”. Direi che Luca è nato quasi per gioco, per dare vita al comune desiderio di punire i prepotenti e gli arroganti, di sfogare la propria rabbia verso le ingiustizie e i soprusi. Tutto il resto è venuto poi con naturalezza, in pratica Luca è cresciuto giorno dopo giorno.

D: “Il paradosso del calabrone” è il titolo del tuo lavoro ed è anche un enigma su cui gli studiosi di aerodinamica si sono arrovellati per anni: i calabroni volano anche se possiedono ali troppo piccole rispetto alla proporzione del loro corpo. Spiegaci questo paradosso nell’ottica di Luca. 
R: Il paradosso di Luca è molto semplice: l’educazione ricevuta, la sua cultura, la vita stessa che ha condotto, fanno di lui un uomo tranquillo, a tratti quasi timoroso. Nulla in lui farebbe pensare a un uomo incline alla violenza, tantomeno a un serial killer. Ma è come se a un certo punto lui non sapesse più chi è e quindi, così come il calabrone vola, lui uccide.

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L’autore Stefano Carboni

D: Spiegaci qual è “Il paradosso del calabrone” nell’ottica di Stefano Carboni. 

R: Non vorrei correre il rischio che qualcuno pensi, ed è già successo dal giorno della pubblicazione, che tra me e Magrini ci siano troppe caratteristiche in comune… però il mio paradosso è quello di Luca. A volte faccio e dico cose che non dovrei fare e dire, non ne avrei proprio la possibilità. Ma ignoro la mia superficie alare ridotta e volo lo stesso.

D: La storia si svolge fra Roma, quartiere Testaccio, e la Sardegna. Ci sono ragioni particolari per questa scelta?
R: Racconto un piccolo aneddoto. Da piccolo divoravo i romanzi di Emilio Salgari ma quando scoprii che quell’uomo che descriveva giungle pericolosissime e mari in tempesta non era mai uscito da casa sua, rimasi deluso al punto di non leggere più una sua opera. Questo per dire che, a mio modesto avviso, è più semplice, e anche più onesto, descrivere luoghi che si conoscono. Roma è la città dove sono nato, Testaccio il quartiere in cui vivo da molti anni, la Sardegna è la terra dei miei genitori… sono i luoghi della mia anima, li posso raccontare in modo realistico. Non a caso il mio prossimo romanzo si svolge a Roma e prende il via da una strage che si verifica, guarda caso, proprio a Testaccio.

D: A chi consiglieresti questo libro?
R: Credo che “Il paradosso del calabrone” sia un romanzo piuttosto trasversale. In queste settimane ho ricevuto tantissime testimonianze di persone che lo hanno letto: molti giornalisti, intellettuali, gente con un livello culturale decisamente più alto della media. Con loro ho parlato di plot narrativo, di stile letterario, di archetipi , di punti di svolta e non posso negare che la cosa mi abbia fatto estremamente piacere e sia risultata assolutamente stimolante. Ma i commenti che mi hanno più colpito sono stati quelli di due lettori che mi hanno candidamente confessato di non essere assidui frequentatori di biblioteche. Eppure sono rimasti colpiti, hanno vissuto il romanzo con un’intensità totale, lo hanno letteralmente divorato. Quindi credo di poter dire che il mio sia un romanzo che offre diverse chiavi di lettura: può risultare particolarmente “easy”, così come offrire spunti per riflessioni e approfondimenti.

Ringraziamo Stefano Carboni e invitiamo, per chi non l’avesse ancora fatto, a esplorare il paradosso di Luca Magrini, un calabrone molto, molto pericoloso.  

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