Ludovico Einaudi saluta l’estate all’Auditorium con il suo The Summer Portraits Tour

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Ci sono serate che non si dimenticano, come The Summer Portraits Tour di Ludovico Einaudi.  E non si dimenticano non per qualcosa di eclatante, ma per quello che provi interiormente. Ieri sera 16 giugno alle ore 21:00, alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, Daedalusopera ha assistito a qualcosa che somigliava più a un viaggio interiore che a un concerto. Sul palco, Ludovico Einaudi e il suo straordinario ensemble. In platea, migliaia di persone, ma sembrava di essere soli. Soli insieme.

Einaudi non ha solo suonato il pianoforte. Ha diretto, in silenzio, un’orchestra emotiva. Accanto a lui musicisti straordinari – Federico Mecozzi al violino, Redi Hasa al violoncello, Francesco Arcuri alle percussioni, Rocco Nigro alla fisarmonica, e l’Ensemble d’archi Rimini Classica – che hanno dato voce e profondità alle sue composizioni come in un respiro comune. Ognuno aveva il suo spazio, ma tutto ruotava attorno a un equilibrio più grande. Uno spazio di ascolto, di delicatezza, di cura, di luci, di giochi di ombre. Un girone Dantesco, vestito di raffinata melodia.

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Tra i brani del nuovo album The Summer Portraits (il diciassettesimo della sua carriera) che Einaudi ha portato in scena per questa lunga residenza romana, dove la pelle d’oca è stata una costante, anche per i brani più datati come nel momento dell’esecuzione di Una Mattina, scritta nel lontano 2004. Noi di Daedalusopera la conoscevamo da anni, ma non l’avevamo mai vissuta così. Non c’è tristezza, ma una malinconia dolce, inevitabile, come quando qualcosa finisce e tu sai che non potrà tornare più uguale, come se ognuno di noi, in quel momento, stesse lasciando andare qualcosa, ma con un nodo in gola.

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E poi il silenzio. Un silenzio vero, profondo, collettivo. Nessuno ha parlato, nessuno ha tossito, nessuno ha battuto le mani prima del tempo. Solo silenzio, come se avessimo tutti capito che quel momento andava custodito, non interrotto. È raro trovare un pubblico capace di ascoltare così, dove il telefono è stato preso in mano solo per creare una scia di luci, come si fossimo proiettati in un cielo stellato. Ed è ancora più raro trovare un artista che sappia condurre, senza forzare, verso quel tipo di ascolto.

La musica di Einaudi è spesso definita “semplice”, ma crediamo che la sua vera forza sia questa: essere accessibile, ma mai superficiale. Tocca corde profonde con leggerezza, come chi sa che le emozioni non hanno bisogno di spiegazioni.

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Questa serata la porteremo dentro, come il saluto cordialmente offerto dal maestro dopo esserci catapultati sotto il palco a fine spettacolo, come un’estate che non ha bisogno di urlare per essere ricordata.

Desideriamo rivolgere un sentito ringraziamento all’organizzazione dell’Auditorium e dell’evento per aver reso possibile una serata così speciale.

 

Serena Stella Petrone

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